PNRR, fondi strutturali e nuovi programmi europei: la capacità progettuale farà la differenza

project management

Sull’Italia si prevedono forti e diffusi rovesci per i prossimi mesi, e non mi sto riferendo al maltempo stagionale bensì ai miliardi di euro che pioveranno sul nostro Paese attraverso diversi strumenti dell’UE: oltre 200 per finanziare il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, circa 60 per i Fondi strutturali, specificamente destinati alle regioni italiane, e altri dei programmi europei a cui concorrere in sana competizione con gli altri 26 partner.

Dalla nascita del sistema comunitario, non avevamo mai vissuto un periodo di tale generosità e, dobbiamo riconoscerlo, la crisi da pandemia ha finalmente smosso le istituzioni dell’Unione facendole ricompattare intorno ai bisogni condivisi e mettere mano al comune portafoglio per aiutare tutti ma, in particolare, chi ha più patito.

Enormi risorse, quindi, che l’Italia ha meritato di vedersi assegnare e che adesso bisognerà dimostrare di saper impiegare in maniera efficace ed efficiente.

Proprio su questo punto si giocherà la reale possibilità del Sistema Italia di impiegare al meglio le risorse a disposizione per rilanciare la crescita di tutti i settori, colmare lacune storiche e risolvere problemi strutturali, sostenere l’innovazione e accompagnare la transizione.

Bellissime parole: spot accattivanti da conferenza stampa.

Ma al Sistema Italia manca qualcosa di fondamentale per godere appieno di questo periodo di grazia: siamo carenti di cultura progettuale.

Sì, purtroppo tanto le aziende private quanto le pubbliche amministrazioni e il terzo settore mancano in maniera cronica di un vero e proprio project management style e si ritrovano spesso ad inseguire bandi e gare per aggiudicarsi finanziamenti istruendo parvenze di proposte progettuali che poi, il più delle volte, non superano la valutazione dell’istituzione erogante e non ottengono il sostegno economico ricercato.

Tutto ciò frena la crescita, impedisce la reale innovazione e fa perdere l’entusiasmo ai diversi operatori.

Ciò che serve è promuovere a tutti i livelli una sana cultura progettuale: quasi un must da inserire come corso base nelle scuole di ogni ordine e grado come modalità di lavoro.

Devi svolgere un tema, elabora il “progetto tema”; devi andare in vacanza con gli amici, sviluppa il “progetto holiday with friends”; devi sposarti, disegna il “progetto just married”; vuoi costruire la prima stazione abitata su Marte, stendi il “progetto pianeta rosso domani”; e così via.

I modelli che si possono adottare sono molteplici e numerosissimi gli strumenti di project designer prima e di project management dopo per creare e gestire in maniera efficace ed efficiente un progetto.

In sintesi, possiamo schematizzare così le fasi di un ottimale ciclo di gestione del progetto:

  1. analisi della realtà;
  2. rilevazione dei bisogni;
  3. individuazione degli obiettivi;
  4. reperimento delle risorse;
  5. programmazione delle attività;
  6. realizzazione delle specifiche operazioni;
  7. verifica finale;
  8. condivisione dei risultati ottenuti.

Da sottolineare che risulta consigliabile adottare sistemi di verifica continua durante tutte le fasi del progetto e procedure che consentano l’adeguamento just in time al verificarsi di particolari situazioni.

Inoltre, quando parliamo di “risorse”, ci riferiamo a tutte quelle necessarie alla realizzazione del progetto e, dunque, anche quelle finanziarie eventualmente provenienti da bandi.

Ed è chiaro nel processo sopra delineato che l’elaborazione del progetto, o di un ampio portfolio progetti, deve precedere la ricerca di finanziamenti.Attitudine da promuovere attraverso veri percorsi culturali per far cogliere il valore insito nel processo di emersione delle idee e formalizzazione dei progetti a prescindere dall’esistenza di strumenti concorsuali che offrano cofinanziamenti, per tornare a promuovere una vera innovazione integrale e abbandonare sterili progettifici a caccia di bandi.