Il partenariato di progetto: casi di successo non casuale

successo europeo

È la stessa Commissione europea che richiede la costituzione di un partenariato transnazionale per la presentazione e conduzione di un progetto che richiede un finanziamento all’interno di un programma europeo. 

Sappiamo bene che creare un buon partenariato non è cosa facile. Ancora più difficile è gestirlo in maniera proficua. 

Per fortuna, numerosi sono i casi virtuosi di partenariati che hanno funzionato e funzionano bene.

I fattori chiave che rendono possibile il buon funzionamento di un partenariato transnazionale sono molteplici e tra questi possiamo menzionare:

  • la sintonia di vedute 
  • l’omogeneità di cultura 
  • la condivisione degli obiettivi 
  • la buona suddivisione dei compiti e delle responsabilità 
  • l’equa ripartizione degli eventuali benefici
  • la riconosciuta autorevolezza del capofila (sia come organizzazione che come project manager)
  • la generale visibilità.

Possono sembrare molti ma tutti si riducono alla capacità di creare una buona sintonia all’interno del gruppo di partner a prescindere dalle distanze fisiche e personali che possono esistere in concreto.

Tra i casi di successo che mi piace ricordare per la grande qualità ed effettività del partenariato realizzato vi sono questi progetti di Caritas Ambrosiana che ho avuto il piacere di seguire da vicino.

In primis, il Progetto M.IN.D, Migration Interconnectedness Development (2017-2020), finanziato dalla Commissione Europea attraverso fondi DEVCO (Direzione generale della Cooperazione internazionale e dello sviluppo), per sensibilizzare la società civile e le istituzioni nazionali ed europee sul legame esistente tra migrazione e sviluppo.

In questo caso, il partenariato era guidato da Caritas Austria, e Caritas Ambrosiana insieme alle Caritas di Germania/Baviera, Belgio, Bulgaria, Olanda, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Portogallo, Svezia e Caritas Europa hanno lavorato insieme su temi strategici quali le cause profonde delle migrazioni, le società di accoglienza e i processi di integrazione.

Il secondo è il Progetto SEE LIGHT, “Economia sociale e imprenditorialità per l’integrazione nel mercato del lavoro di gruppi svantaggiati” (2014-2015), finanziato dal Programma Europeo Grundtvig, aveva l’obiettivo di rafforzare le strategie e le metodologie per l’inserimento lavorativo delle persone in difficoltà, aumentare le loro competenze lavorative e promuovere l’inserimento sociale.

I partner coinvolti nel progetto provenivano da 6 paesi diversi (Repubblica Ceca, Danimarca, Italia, Lituania, Spagna e Regno Unito) con diverse esperienze nel campo dell’economia sociale. 

Ultimo bell’esempio di proficua collaborazione transnazionale a cui ha partecipato Caritas Ambrosiana è il Progetto CityCom (2011-2012) con il quale i partner di Spagna, Polonia, Svezia, Bulgaria, Francia e Italia hanno avviato iniziative congiunte permettendo a cittadini dei diversi paesi di viaggiare, incontrarsi accrescere la conoscenza delle politiche europee.

In questo, come nei precedenti progetti, il buon risultato dell’iniziativa è frutto diretto della forte coesione esistente all’interno delle alleanze operative che si sono create grazie a lunghi e forti rapporti costruiti in anni. 

Imparare da questi modelli è un’opportunità per tutti.