Problemi e soluzioni nei progetti: un caso di errata valutazione

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Ho detto più volte che l’analisi del contesto con i suoi problemi e le sue necessità risulta essere la fase forse più importante per la elaborazione di un progetto di successo.

La metodologia del Project Cycle management offre numerosi strumenti per condurre tale analisi in maniera efficace

Ma gli errori sono sempre in agguato e spesso dipendono dall’incapacità di vedere le condizioni reali in cui si deve agire a causa di pregiudizi operativi o interessi specifici di chi elabora il progetto.

In questi casi, nemmeno gli strumenti più precisi impediscono di disegnare un quadro scorretto perché vengono forzati a descrivere un quadro secondo le esigenze del progettista e non secondo la realtà. 

Un esempio magistrale di errata valutazione dei problemi e dunque di completo travisamento delle soluzioni proposte si ha in questo progetto di cooperazione internazionale in un Paese dell’Africa subsahariana che ho seguito anni fa. 

Il soggetto capofila era un’azienda italiana che si occupava di impianti acustici per persone con difficoltà uditive. 

La stessa azienda aveva creato una onlus per sostenere i propri progetti di sostegno a distanza nei paesi del Sud del mondo. Filantropia pura?

Trovandosi ad operare in un Paese dell’Africa subsahariana con una fondazione locale che, tra le innumerevoli attività, gestiva dei programmi di reinserimento sociale per giovani con disabilità, il soggetto italiano propone di presentare un progetto alla Commissione Europea nell’ambito dello strumento per la cooperazione e lo sviluppo con i paesi terzi.

Nel concreto, si intendeva rifornire di apparecchi acustici tutti i giovani affetti da sordità. 

Nella semplicistica valutazione del soggetto italiano, tale soluzione avrebbe permesso ai destinatari dell’intervento di superare il proprio stato di necessità in maniera rapida e definitiva. 

Nell’esame della realtà però non erano stati presi in considerazione diversi ulteriori aspetti che andavano ad impattare pesantemente sulla possibilità di impiegare tali apparecchi. 

Tra questi fattori, mi preme ricordare: 

  • la necessità di batterie per gli apparecchi e il loro costo;
  • la necessità di acqua per la pulizia costante del condotto uditivo.

Gli apparecchi acustici avevano bisogno di minibatterie: ciascuna con una durata di 30/60 giorni a seconda del tempo di utilizzo ed un costo di €5 ciascuna. Ciò significa che in un anno gli utilizzatori di tali apparecchi avrebbero dovuto provvedere all’acquisto di 6/12 batterie di ricambio per un costo tra i 30 e i 60 euro. Spesa difficilmente sostenibile da un giovane africano o dalla sua famiglia. 

Altro fattore sottovalutato che andava ad inficiare l’intervento era la mancanza di acqua corrente nelle abitazioni dei giovani, quando è risaputo che l’Impiego di un apparecchio acustico richiede la costante è corretta pulizia del condotto uditivo di chi lo impiega. 

Nel contesto in cui ci si trovava ad operare, l’acqua era un bene raro e costoso e diventava difficile garantire l’adeguata e costante pulizia del condotto uditivo, fatto che rischiava di rendere inutile l’uso dell’apparato. 

Risulta facile comprendere come la sottovalutazione di questi due elementi impattasse immediatamente sulla sostenibilità del progetto

Nel caso concreto, il soggetto capofila scelse di proseguire sulla strada intrapresa assumendosene le responsabilità e senza voler dare ascolto al project manager incaricato delle verifiche preliminari. 

Inutile dire che il progetto non ottenne il finanziamento della Commissione Europea benché la motivazione fu di eccesso di proposte per lo stesso Paese target. 

Purtroppo, l’azienda italiana perse l’occasione di imparare una lezione e aggiustare immediatamente la sua strategia.

Noi, facciamone tesoro!

Il 4 novembre partirà un corso di 24 ore in 12 lezioni di Europroject Management e tra i molti strumenti che presenteremo ci saranno quelli di valutazione preliminare: dunque, un’occasione da non perdere!